VACCINI SI, VACCINI NO? ROSANNA BENZI RISPONDE CON IL SUO “VIZIO DI VIVERE”

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VACCINI SI, VACCINI NO? ROSANNA BENZI RISPONDE CON IL SUO “VIZIO DI VIVERE”

Cittadellinfanzia.it
Pubblicato da Redazione in PARLIAMO DI... · 10 Agosto 2018
Tags: vaccinipoliomelitepolomoned'acciaorosannabenzi
Molti non la conoscono, altri hanno permesso al tempo di gettare oblio sulla sua straordinarietà. Oggi non vogliamo parlare dell’importanza dei vaccini. Città dell’Infanzia ha sempre sostenuto, attraverso le sue penne autorevoli e scientifiche, il fondamentale contributo che, nei secoli, ha permesso di annientare malattie mortali, avvalorando il potere dello studio e di chi, ogni giorno, lavora per migliorare la qualità di vita dell’uomo, rispettando questo lavoro nella sua incredibile e nobile essenza. Ma chi era Rosanna Benzi? Un’anima speciale che nonostante 29 anni di vita trascorsi in un polmone d’acciaio, non ha smesso di credere nel valore della vita e della scienza. Facciamo un passo indietro. Cosa erano i “polmoni d’acciaio”? Erano respiratori artificiali, antenati dei moderni respiratori, che mantenevano in vita i malati affetti da poliomelite.



La scoperta del vaccino antipolio ha determinato la scomparsa di questi mostruosi dispositivi-trappola ma, nel 1962, anno in cui Rosanna contrasse la malattia, il vaccino orale Sabin, in Italia, non era ancora obbligatorio. Nonostante il suo palese stato di “prigionia” in quello che lei, con ironia, definiva “testuggine” o “scaldabagno”, Rosanna non ha mai perso fiducia nel valore di ogni singolo giorno.

Credo che la vita vada sempre vissuta comunque, perché non vivere è essere sconfitti. E non credo che sia giusto, essere sconfitti”.

Un modello di rispetto verso i valori cardine dell’esistenza che ci guidano nel sostenere, con fervore, ogni step, salto o caduta che quel sentiero chiamato “vita” riserva per noi. Un destino beffardo che ha visto Rosanna contrarre la malattia due mesi dopo aver, contro la volontà dei genitori, sottoposto il fratellino di due anni alla somministrazione del vaccino antipolio, da lei supportato con fervore. Allora lei aveva 14 anni e non era vaccinata. Ciò che rende questa creatura un emblema di meraviglia è la serenità che ha accompagnato questa “coesistenza” permettendole di divenire messaggio di inclusione e lotta alla marginalità.  Quella determinazione quasi surreale tradotta in una prima pubblicazione dal titolo ”Il Vizio di Vivere” e culminata in una seconda “Girotondo in una Stanza”, una raccolta di poesie e lettere sul tema della diversabilità, dei bambini, della solitudine…

«Essere handicappati è anche uno stato d’animo. Se si ritiene che io sia handicappata perché non riesco a muovermi e parlo guardando uno specchio, posso dirmi d’accordo, ma se si crede che mi senta meno di un altro, dico che la mia immobilità non basta a farmi perdere per strada le occasioni che mi sono concesse».

Quando il termine “handicap” non era ancora considerato deprecato, lei ne diventava già una fruitrice senza scherno, pietismo o derisione, facendosi pioniera di un concetto di “uguaglianza”. Fondatrice e direttrice del trimestrale “Gli Altri”, che divenne un’inchiesta pressante sullo stato di pregiudizio e totale assenza di conoscenza e condivisione dell’universo legato alla diversabilità e alla marginalità, Rosanna è stata una creatura più unica che rara. Le emozioni che sgorgano come un fiume in piena ascoltando o leggendo le sue parole ci inducono a una riflessione costante sul senso di ognuno di noi. Lei è stata la donna capace di tradurre il suo senso in una sferzata di presa di coscienza sull’alto compito a cui tutti siamo chiamati: rendere onore ad un inestimabile dono che ci è stato fatto e che noi possiamo rendere vivo e immortale solo puntando lo sguardo verso ciò che c’è di più vero.
Nel 1990, poco prima di morire, il Parlamento Europeo l’ha eletta “Donna d’Europa”. Non possiamo esimerci dal definire Rosanna Benzi una leader che ha saputo, con il suo esempio di vita, le sue parole, la sua incredibile audacia, divenire perno di un assioma legato al rispetto, ai diritti, all’autenticità, alla perseveranza, alla forza. Già, perché essere leader non significa dare alla gente “quello che vuole”, in modo da ottenere consensi per “avere in cambio”.  Bensì, esser capaci di dissipare le ombre che impediscono al raziocinio di assolvere al suo compito senza mercanteggiare biechi favori involutivi e autolesivi, crogiolandosi nelle proprie infette convinzioni, ma stimolando quel “plus” contenuto in ciascuno di noi capace di divenire tsunami del cambiamento. Non permettiamo all’ignoranza, all’ottusità, alla cieca boria di avere la meglio. Possiamo esser più di così.

In fondo, potremmo tutti essere un pizzico di Rosanna Benzi…

 

@ Copyright immagine di copertina https://il-corpoumano.it/




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