GENITORI IGNORANTI E FIGLI 3.0. LA NUOVA SOLITUDINE

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GENITORI IGNORANTI E FIGLI 3.0. LA NUOVA SOLITUDINE

Cittadellinfanzia.it
Pubblicato da Redazione in PARLIAMO DI... · 30 Agosto 2017
Tags: webcomunicazionedigitalescuolacyberbullismo
Nell’era web 3.0 quello che si suole definire ”scarto generazionale” pare esser  divenuto un autentico girone dantesco. Infatti, sono sempre più numerose le famiglie che ravvisano, al loro interno, piccoli eruditi in materia digitale, e non solo, e genitori totalmente inadeguati di fronte alle nuove tecnologie in commercio. Ciò che sembra complicare ulteriormente la situazione è la “posizione” del genitore medio che, assolutamente difforme dal nuovo modus avveniristico in divenire, punta i piedi asserendo una posizione di rifiuto alla comprensione e/o approccio al mutamento delle nuove generazioni. “No, non voglio avere a che fare con i social”, “per carità, non ho neanche l’email, figuriamoci!”, “no, non ne capisco niente di queste cose”, “preferisco non sapere” sono espressioni soventi che esprimono distacco se non disprezzo nei confronti di un mondo che, volente o nolente , è il mondo attuale. Cosa accade? Le nuove generazioni, con gli stimoli plurimi a cui sono sottoposte, fin dalla più tenera età, sono decisamente più evolute rispetto al passato. Le opinioni, conoscenze, dottrine che separavano un genitore dal proprio figlio negli anni 60-80, oggi sono divenute quasi triplicate a causa della velocità di immissione input e innova zione all’interno della società. Un genitore inadeguato di fronte alla conoscenza del proprio figlio è un genitore che, nella maggior parte dei casi, corre il rischio di perdere autorevolezza e credibilità agli occhi dello stesso.  Il figlio, confinato nella torre d’avorio dei suoi pensieri, non riconoscendo nel genitore qualcuno che possa fornirgli “dottrina”, sentendosi, al contrario, estromesso nel suo stesso mondo,  cerca solidarietà e condivisione altrove e, spesso, con esiti infausti (es. fenomeno “Blue whale”, Hikikomori, Cyberbullismo).

La velocità delle informazioni online ovunque nel pianeta, in tempo reale, impone un adattamento di tutta la famiglia al nuovo sistema di vita e un “nuovo  cervello”  che viaggi alla stessa velocità e non ammette soste.

Basta osservare i cambiamenti subiti dalla scuola primaria nel corso dei decenni. Materie come inglese e informatica erano assolutamente impensabili negli anni ’70, tempi in cui si apprendevano nozioni su di un sussidiario “omnicomprensivo”. Ancora oggi, molti insegnanti della “vecchia generazione” si ritrovano a dover affrontare la difficoltà di sostenere la galoppata verso l’avvenire, con fatica e sacrifici sentendosi, inverosimilmente, in corsa su di un tapis roulant. Immaginiamo le problematiche riscontrabili in un contesto familiare in cui ogni “richiamo” del genitore subisce un “non capisci” che, se nel passato era legato solo a pensieri e vedute, oggi è divenuto reale.

L’unica possibilità di ripresa del terreno perduto è erudirsi. Sì, senza ombra di dubbio ribadiamo il concetto: erudirsi.

Quindi, anche le famiglie devono comprendere, imparare e acquisire competenze, facendo leva sulle proprie ritrosie, ripristinando il “dialogo” con i propri figli che altro non è se non porsi sul loro piano, attualmente tre gradini sopra il proprio. Un movimento al contrario che parte dalla consapevolezza della propria inadeguatezza e sviluppa forza nel contrastarla per divenire pronti a diffondere consigli e saggezza. Anche l’arretratezza comunicativa in ambito scolastico non fa che rendere più drammatica la separazione di intenti tra le generazioni. Tanti istituti in Italia, ancora oggi, non possiedono un adeguato corpus digitale che “parli” con i genitori e i dirigenti sono figure, troppo spesso, inamovibili e avulse dalla realtà. Questo sistema rende sempre più profondo lo squarcio che ci separa dall’universo 3.0. Oggi essere genitori è decisamente più complesso. Troppe distrazioni si intromettono nel percorso, troppi digital-sitter (cellulari, tablet, game-console)  che svolgono il ruolo al posto nostro. Questo aggrava e rende ancor più improcrastinabile il cammino verso la conoscenza.
  
Figli 3.0? Sì, ma con mamma, papà e scuola 3.0.




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